Si trovò a fronteggiare la fase acuta della
grande depressione, ovvero immediatamente successiva ai fallimenti che colpirono gli istituti finanziari e le imprese all'indomani del
martedì nero. Dapprima favorevole a un approccio "psicologico" alla crisi, convinto che i problemi del paese dipendessero dalla scarsa fiducia nell'avvenire (e poi da cause esogene agli
USA), essendosi speso in annunci rassicuranti sulla situazione economica, maturò in seguito, nell'inverno
1931-
1932 con l'aggravamento della crisi, la convinzione in un progetto di intervento più complesso.