Il
Grande Scisma, conosciuto dalla storiografia occidentale come
Scisma d'Oriente e definito dagli
Ortodossi Scisma dei Latini o
Scisma d'Occidente, fu l'evento che, rompendo l'unità di quella che fu la Chiesa di Stato dell'
Impero romano basata sulla
Pentarchia, divise la
Cristianità Calcedonese fra la
Chiesa cattolica occidentale, che aveva sviluppato il concetto del primato (anche giurisdizionale) del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore dell'Apostolo Pietro), e la
Chiesa ortodossa orientale, che invece riteneva di rappresentare la continuità della chiesa indivisa del primo millennio, senza cedimenti a quelle che riteneva innovazioni dei Latini. Sebbene normalmente si indichi il
1054 come anno dello scisma, ossia quando il
Papa Leone IX, attraverso i suoi legati, lanciò la
scomunica al
patriarca Michele I Cerulario e quest'ultimo, a sua volta, rispose con un proprio
anatema scomunicando il Papa, lo Scisma fu in realtà il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due
Chiese. Le dispute alla base dello scisma erano sostanzialmente due. La prima riguardava l'autorità papale: il Papa (ossia il Vescovo di Roma), ritenendosi investito del primato petrino su tutta la Chiesa per mandato di Cristo, da cui avrebbe ricevuto le "chiavi del Regno dei Cieli" e l'autorità di "pascerne gli agnelli" (cfr. i Vangeli di Matteo e Giovanni) e quindi di un vero potere giurisdizionale (secondo il linguaggio rabbinico conferire le chiavi a qualcuno significa investirlo di un'autorità), iniziò a reclamare la propria "naturale" autorità anche sui quattro
patriarcati orientali (
Costantinopoli,
Alessandria,
Antiochia e
Gerusalemme, che, con Roma, formavano la cosiddetta
pentarchia). Questi erano disposti a concedere al
Patriarca d'Occidente un primato solo onorario e a lasciare che la sua autorità effettiva si estendesse solo sui cristiani d'Occidente, ritenendo il primato romano privo di fondamento scritturistico. L'altra disputa, di ambito
trinitario e apparentemente meno "politica" concerneva l'aggiunta del
Filioque nel
Credo niceno, avvenuta in ambito latino. Esistevano inoltre altre cause, meno significative, fra le quali talune variazioni di certi riti
liturgici, e rivendicazioni conflittuali di
giurisdizione. La Chiesa si divise lungo linee
dottrinali,
teologiche,
linguistiche,
politiche e
geografiche, e la frattura fondamentale non si è, finora, più rinsaldata. Si ebbero, in effetti, due formali riunioni dell'Oriente con Roma, nel
1274 (nel
Secondo Concilio di Lione) e nel
1439 (nel
Concilio di Firenze), ma in entrambi i casi le riconciliazioni tra Roma e l'Oriente furono poi disconosciute dai fedeli e dal basso clero delle Chiese orientali, in quanto i capi spirituali che vi presero parte, nel consentire queste cosiddette "unioni", avrebbero oltrepassato la propria autorità, non ottenendo alcuna ritrattazione da parte latina delle "prassi" controverse affermatesi in Occidente. Gli ulteriori tentativi di riconciliare le chiese d'Oriente e quella di Roma fallirono, tuttavia alcune comunità ecclesiastiche, inizialmente Ortodosse, nel corso dei secoli cambiarono giurisdizione, riconoscendo l'autorità del
Papa e diventando Cattoliche. Tali comunità sono ora dette
Chiese cattoliche di rito orientale ovvero Uniati (termine spregiativo con cui gli ortodossi indicano coloro i quali si sono sottomessi a Roma, accettandone il contestato primato giurisdizionale).