Con il termine
musica sperimentale (o con il suo equivalente inglese
experimental music), nel linguaggio
critico, ci si riferisce ad una tradizione
compositiva nata attorno
XX secolo, le cui partiture prevedono risultati imprevedibili. Il termine fu coniato dal musicista
John Cage nel
1955, che ne fu anche uno dei massimi e più influenti esponenti. Cage definì che "un'azione sperimentale è quella il cui risultato non è prevedibile". Più in generale il termine "sperimentale" viene usato assieme a definizioni di genere per descrivere forme musicali che tendono ai limiti di un genere definito, oppure il cui approccio sia determinato da ibridazioni di stili o che incorpori elementi eterodossi, nuovi, distintamente unici (Anon. [n.d.]a). Su questa linea, il termine viene spesso usato per descrivere stili di musica
transetnica, che mescolano sonorità riconoscibili, ma di diverse provenienze geografiche. Il termine venne inoltre usato con valenza molto diversa sul finire degli
anni cinquanta per definire composizioni controllate da un
computer, oppure, in altri casi, veniva usato in sostituzione di
musica elettronica o anche di
musica concreta.